Si fa presto a dire formazione! Ma chi è il formatore?
Chi è formatore alzi la mano. Qualifichiamolo! Docenti, insegnanti, formatori, educatori ed addestratori sono la stessa cosa? Oratore e predicatore sono la stessa cosa? Evidentemente no, urge fare chiarezza visto il casino che improvvisati, furboni ignoranti e markettari (cioè del marketing) creano artatamente per confondere le idee, anche perché le idee, spesso, sono confuse già in chi dovrebbe educando, a voler deficere in cultura, come motivo di vanto.
“Ecco perché Roberto Re può scrivere: «Non mi piace molto essere definito un “formatore”, non sono uno psicologo iscritto all’albo né, tanto meno, sono o voglio essere un terapeuta, anche se spesso svolgo in parte tutti e tre questi ruoli. Non mi piace nascondermi dietro etichette che non vogliono dire nulla». Non si vuole definire un formatore (ma in parte lo è), né uno psicologo (ma in parte lo è) o un terapeuta (ma in parte lo è). Re, infatti, è qualcos’altro: è un predicatore, cioè un tipo particolare di comunicatore. Laico.” citazione
E infatti nel suo sito scrive così : “In oltre vent’anni di attività come formatore e Coach, Roberto Re si è sempre caratterizzato per la sua totale propensione al risultato. Tutto il suo lavoro è sempre stato proiettato ad aiutare le persone a raggiungere i risultati che si prefiggono! Proprio per questo, ogni anno migliaia di persone frequentano i suoi corsi dal vivo, che rappresentano indubbiamente una straordinaria esperienza di crescita personale guidata personalmente dall’unico formatore italiano di caratura internazionale e dal suo preparatissimo Staff.”
Non me ne abbia Roberto Re se in questa analisi prendiamo lui come esempio, effettivamente, è un po’ come sparare sulla Croce Rossa ma, ai fini di questa, vedremo perché ci sarà utile il suo caso.
A parte i vari dizionari, dove si spiega il significato del termine “formazione”, come per esempio il treccani.it (già ospitante la nostra prima citazione), quella che mi sembra più concisa e chiara è su wiki (qui in sintesi):
“…è un processo complesso di trasferimento di contenuti e metodi per fare acquisire alle persone livelli intellettuali, culturali, emotivi e spirituali sempre maggiori… La formazione ha un'importanza talmente rilevante che molte università hanno intere facoltà dedicate proprio alla scienza della formazione, dove si studia la materia nel suo complesso.
La materia infatti ha attinenza, sia per sé stessa che per i contenuti terzi che è deputata a trasmettere, con l'area tecnico-scientifica, l'area umanistica e l'area di ricerca.
Nelle facoltà con questo profilo concorrono materie come storia della formazione, pedagogia, filosofia, psicologia, sociologia, lettere, scienze ecc., proprio perché alla crescita culturale della persona devono partecipare tutte quelle discipline umanistiche che rendono l'uomo diverso da tutte le altre cose del Creato.
La formazione è quell'insieme di attività didattiche che sono tese a preparare una persona a svolgere un'attività, una professione o molto più semplicemente a vivere. nSotto il profilo professionale e specialistico il concetto di formazione prende valenze diverse ma non cambia il suo obiettivo principale… La formazione è un argomento talmente vasto e complesso che neanche una voce di enciclopedia può essere esaustiva per spiegare la sua entità.
La formazione fa parte della nostra vita, della nostra filosofia di pensiero; in ogni momento c'è bisogno della formazione, perché nessuno nasce già con le conoscenze, metà della nostra vita la passiamo a formarci. Tutte le culture più o meno evolute hanno dedicato studi e risorse alla formazione, al passaggio della conoscenza, alla formazione di una coscienza.
La formazione è passaggio di idee, di pensiero, di cultura, e ogni popolo tramanda alle generazioni che seguono il livello di conoscenza che hanno acquisito.
La formazione è il passaggio di conoscenza, di contenuti, di capacità, di modi di pensare, di modi di essere.”
Ecco perché ad un sedicente formatore le etichette non vogliono dire nulla. Infatti la questione in ballo è talmente complessa per chi si prende la briga di formare individui, menti, esseri umani, da richiedere studi approfonditi in ambito ontologico, filosofico, pedagogico, psicologico e fisiologico. Ma questo non solo perché è la figura del formatore a richiedere tale impegno per la sua formazione completa ma, nella pratica, per una semplice funzione deontologica professionale, infatti, perché un individuo dovrebbe mettersi nelle mani di un altro semplicemente perché dice di essere in grado di aiutarlo? Semplicemente perché ci crede. Ci crede per simpatia? Per gli slogan? Per il successo commerciale?
Se da sola la deontologia professionale non garantisce appieno il rispetto della questione morale nel codice etico, come può la pubblicità sostituirsi quindi ad esso? Solo tramite artifici retorici, non ontologicamente.
E qui abbandoniamo il buon Roberto Re per passare ad una manica di formatori, coach, allenatori dell’ anima senza tanti scrupoli.
O vuoi che si facciano abbindolare in migliaia?
Ci sono tanti modi per fare business, al di fuori della formazione. Formare, a volte, richiede di andare contro i propri interessi, e spesso, se non sempre, deve essere al di fuori dei propri personali interessi. Il formatore se è bravo può anche guadagnare bene ma non è bravo perché guadagna bene.
L’ esperienza lo tempra e dopo magari sarà anche bravo, potrà scrivere libri e venderli, potrà condurre trasmissioni televisive, potrà costruire un sistema organizzativo complesso per conto di una multinazionale, tutti derivati però dalla sua professionalità e dai suoi talenti, non miseri sostituti.
(foto: Jean-Jacques Rousseau)
Pier Paolo Bottin
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