venerdì 23 settembre 2011

Chi è un imprenditore strategico?

Chi è un imprenditore strategico?


Come consulente strategico d’ impresa e formatore, era per me importante fosse chiaro un concetto nella mente dei miei interlocutori che volevano ottenere il massimo dalla loro azienda. Tra tutte le definizioni di strategia d’ impresa, Wikipedia, anche se fonte più generosa tra tutte su questo argomento, questa volta mi ha un po’ deluso per la sostanza e la quantità alquanto scarsa delle informazioni. Ho dovuto quindi riprenderla in modo critico ma costruttivo…

La strategia d’impresa è una disciplina che riguarda  la progettazione di una impresa in parte o totalmente e la definizione del piano attraverso il quale realizzare questa entità. Si intende, a volte, anche  la disciplina che sta a fondamento dell’attività di valutazione di una impresa.
In dettaglio, essa suggerisce il processo attraverso il quale progettare l’identità dell’impresa; indica quali sono le dimensioni rilevanti dell’ambiente e dell'impresa e propone i linguaggi da utilizzare per progettare l'identità d’impresa stessa. Trattandosi  di una disciplina che subisce una veloce e continua evoluzione, oggi si trova a metà di un guado che la sta portando da un approccio razionalista ad un nuovo approccio "autopoietico" (o di autodefinizione) suggerito dai modelli e dalle metafore della complessità, ne consegue una continua indagine epistemologica e una elaborazione di modelli che possono seguire le mode o essere di totale rottura per giocare su perni più vantaggiosi, traducibili in competitività ed innovazione.
L'approccio razionalista vuole l’ Impresa vista in un ambito di tipo evoluzionistico dove l’ambiente è sostanzialmente un ambiente economico. Il processo di progettazione/evoluzione è di tipo causa - effetto. Non comporta grandi balzi evolutivi ma cambiamenti in funzione quantitativa in senso incrementale, ergo: Il progetto assomiglierà di più ad una previsione di bilancio. La spinta evolutiva è sfida della competizione e Il valore di cui si occupa è sostanzialmente patrimoniale, economico e finanziario.
In sintesi, con questo approccio al fare strategia, si tende a conservare l’attuale sistema economico, ovvero è una guerra di posizione quando si è attaccati e di trincea quando si attacca.  Si tratta di un approccio che appare particolarmente astratto e non è mai stato utilizzato da imprenditori di grande successo.
L’approccio "autopoietico" è quasi all'opposto, è creativo, laterale.  Vede l’ambiente come un universo di potenzialità che l’impresa e la sua rete di alleanze e partnership può far convogliare nella direzione voluta. Vediamo quindi che l’ approccio è più umanizzato, nel senso che è l’ impresa/uomo con le sue intelligenze che crea il suo ambiente        
L’ambiente non è principalmente economico, ma anche sociale, politico, istituzionale, culturale e mediatico. Il valore aggiunto è raggiunto non per forza nella produzione e nell’ incremento di quest’ ultima ma sulla capacità di problem solving. In psicologia genetica potremmo fare il paragone con il primate che raggiunge soddisfazione nel raggiungere il suo obiettivo con oggetti casuali o addirittura che inizialmente sono di ostacolo.

Non definirei, come alcuni illustri colleghi che la progettazione di questo  è tipo bottom-up e out-in, quanto appunto un processo non sequenziale logico – deduttivo, piuttosto che induttivo ma, se di sequenza si deve trattare, allora potrà avere anche elaborazioni di algoritmi nuovi o rappresentanti la novità per campo di applicazione, es. :se la logica commerciale di un’ azienda X è sviluppata su quella logistica, o semplicemente la ricalca, dal momento della chiusura dell’ ordine alla consegna del prodotto al cliente, la si può racchiudere in un cerchio compiuto ma, se nella rimodulazione strategica di business, si volesse estendere il raggio di azione della forza vendita, con un intervento formativo tattico, su post vendita o sulla costruzione di un dialogo funzionale con la clientela, allora le volute percorse disegneranno qualcosa di simile ad una spirale (è solo un esempio). Vorrei più che altro dire che anche in questo momento la questione progettuale  è in evoluzione e quindi i modelli sono quel limite che va superato o meglio, i modelli, mi piace dire, sono fatti per essere superati. 

 Come processo di creazione sociale coinvolge e co-interessa portatori di interessi  di varia natura, interni come ecosistema ( idealmente o utopicamente può essere anche chiuso: le comunità amish) che esterni: clienti, istituzioni, territorio, cittadini, movimenti popolari, lobby; come mercato quindi la definizione classica ma un po’ impoverita nella traduzione è marketing interno ed esterno.
Alcuni operatori olistici definiscono il piano, invece che un prodotto ingegneristico, una sorta di "opera d’arte" ma, personalmente, mi piace di più il paragone dell’ analogia assieme la logica, dell’ arte con la matematica, in altre parole,  l’ architettura, o meglio, la geometria nelle sue declinazioni. 
La sfida fondamentale che si cerca di affrontare è di tipo imprenditoriale: la creazione di un nuovo sistema economico. Il valore di cui si parla non è solo patrimoniale, economico e finanziario, ma è anche sociale, politico, istituzionale, culturale. Si tratta di un approccio che appare molto simile, anche se ancora più potente, rispetto all’approccio utilizzato da imprenditori di successo e mi piace pensato per un’ economia reale.
Perché mi sono attaccato alle definizioni di Wiki? Non certo per recensirla, anzi,  è un buon inizio per introdursi all’ argomento ma non fa chiarezza. La strategia di impresa non è un semplice esercizio di stile né uno strumento e in molti fanno confusione. Potrei citare decine di esempi ma mi limito ad uno solo, molto breve e chiaro.
Un paio di anni fa venni invitato da un medio imprenditore locale,del valore sul mercato di allora di 100 milioni. Mi disse se si poteva applicare alla sua azienda la certificazione ISO 9000. Gli chiesi: “Perché vuole o sente di aver bisogno di questo?” Non fu molto chiaro nelle spiegazioni, mi disse che voleva riorganizzare l’ azienda, che voleva eliminare gli sprechi… mi chiamò il suo ragioniere, mi chiamò due capi vendite, mi chiamò anche un ragazzo in tiro che, non ho capito bene cosa facesse e tentò invano di far uscire le risposte da loro. “Mah molto strano” pensai;  risposi comunque che non ne vedevo tutta questa necessità e, se proprio comunque ci tenevano, li avrei messi in contatto con un collega specialista in sistemi ISO.
Dopo una quindicina di giorni venni richiamato dal ragioniere che, preoccupato per le sorti dell’ azienda, si mise a completa disposizione per chiarirmi la situazione. Intuii che il titolare, ma anche tutti i suoi collaboratori e dipendenti, non conoscevano i modelli di business, non conoscevano le tecniche di gestione e, soprattutto, non avevano mai sentito parlare di un business plan. Capito? Pensavano che la ISO servisse a comprendere come era strutturata la loro azienda, quali erano le sue funzioni, come governarla e ottimizzarla. Dovevo capire se almeno il titolare ed amministratore delegato era almeno in grado di gestire uno staff per deleghe ma, purtroppo non era possibile, era un accentratore, scorbutico e impositivo.     Mi chiese un parere spassionato. Gli risposi così: “Ritirati finchè sei in vantaggio!” Apprezzò il mio consiglio e lo seguì e so che adesso vive contento e più sereno.

La strategia di impresa è una questione culturale che riguarda l’ intelligenza, quella che poi divenne intelligence ma riguarda anche tutte le intelligenze, le intelligenze multiple in una elaborazione di piano strategico.

Vorrei concludere quindi dicendo che l’ esempio che ho riportato riguarda la percezione di un imprenditore che si è accorto di aver avuto fortuna ma che non era strategico (come un fortunato al gioco) e, una volta che cambiano le dimamiche, il clima economico o il mercato, non aveva visione, alternative; la sua è stata un’ azienda fortunata, con un modello comportamentale ripetitivo, uno standard di produzione consolidato, un’ azienda come ce ne sono state tante (aziende = enti agenti, che producono). Diciamo che ha ottenuto comunque il massimo dalla sua impresa, facendo il massimo nelle sue possibilità: una ritirata strategica. Comunque ogni buona intrapresa si basa su un buon piano, sulle scelte più azzeccate e sugli uomini giusti al posto giusto.

L’ impresa strategica fa strategia d’ impresa e, forse proprio questa, è il suo prodotto migliore.

Pier Paolo Bottin.

Fonti: Wikipedia, me stesso.

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